L’INSOSTENIBILE DECADENZA DI FACEBOOK

La mia pagina Facebook, da ieri, è stata soggetta a restrizioni in quanto

“sembra che tu abbia cercato di acquistare, vendere, promuovere o scambiare droghe illegali o soggette a restrizioni”.

In pratica, sono stato accusato da Facebook, di provare a spacciare droga, o qualcosa di simile, attraverso il loro sito. Sono arrivati a tale conclusione dopo che avevo postato questa copertina del settimanale Grand Hotel, del 1981.

E ci avevo aggiunto questa didascalia

A quanto pare, gli algoritmi del sito non sono abbastanza intelligenti da capire che si stava facendo del sarcasmo. La cosa più curiosa è che lo stesso post era già stato pubblicato in passato, nella stessa pagina e con la stessa didascalia, senza nessun problema.

La pagina (e non solo la pagina, anche il profilo da cui vi accedo), per via di questa immagine subirà forti limitazioni, non si capisce bene fino a quando.

Ho provato a fare ricorso, ma come risposta ho ricevuto la conferma che il sito non tornerà indietro nella sua decisione.

Già qualche giorno fa, la pagina aveva ricevuto delle restrizioni per una copertina di un disco italiano anni ’60 (rimossa!). La motivazione era “incitamento all’odio”.

Credo che, come per il precedente caso di qualche anno fa, quando la mia pagina fu chiusa, anche questa volta siamo arrivati al capolinea. La pagina ormai è compromessa ed è a rischio ban.

Dovrei crearmene una nuova, anche se dispiace per i 43.000 follower che mi seguivano. Questo fb pare che ormai sia destinato ad implodere nel giro di qualche anno, viste le assurdità in cui si imbatte chi lo usa.

Ogni volta che viene postato un qualcosa, sembra di attraversare un campo minato.

E’ un social ormai accartocciato su sé stesso, tra bot che si infilano dappertutto per rubarti i dati, e un’utenza votata al nostalgismo e alla retorica del “ai miei tempi era meglio”, accompagnata da un’iconografia generata dall’intelligenza artificiale, fatta di campagnoli “a cui nessuno mette il like“, di statue di sabbia, e bambini africani che costruiscono cose meravigliose con i rifiuti. Immagini accompagnate da migliaia di commenti di gente che si complimenta e che cerca di interagire con gli inesistenti personaggi raffigurati.

Un delirio che sta assumendo contorni preoccupanti, se si considera che la “linea editoriale” della bacheca, viene gestita dagli algoritmi del sito, che decidono quali post “spingere” e quali no, quali promuovere e quali addirittura vietare, con tanto di punizione per l’autore del contenuto.

È una forma di dittatura anche questa, una dittatura “algoritmica”, che prende decisioni in autonomia. E nemmeno viene data l’opportunità di mettersi in contatto con un qualche “umano”, per spiegare l’evidente fraintendimento. Spero solo non sia l’anticamera di un qualche imminente futuro distopico, in cui tutte le decisioni, anche su cosa dire e cosa no, verranno prese da macchine.

Metterò in standby la pagina per qualche mese, per vedere se nel frattempo le restrizioni vengono annullate (avranno pure una data di scadenza!), e vi rinnovo l’invito ad affacciarvi ogni tanto su questo blog, che se proprio mi verrà voglia di pubblicare lo farò da qui.

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