“Duemila60 Italian Graffiati” di Ivan Cattaneo, uscito nel giugno del 1981 per la CGD, fu il quinto album dell’artista bergamasco, e fu uno dei più venduti di quell’anno.

Era una raccolta di 14 cover di brani beat e yé-yé italiani degli anni ’60, ma arrangiati con uno stile moderno e futuristico, nell’idea che fossero cover provenienti appunto da un futuro lontano.

Fu un progetto molto ben studiato, anche perché rappresentava un vero e proprio debutto mainstream per Cattaneo, che proveniva dal mondo del rock sperimentale e delle etichette indipendenti e che si era fatto apprezzare per la qualità e l’originalità dei suoi precedenti lavori.

L’album godette anche di una massiccia promozione, se si considera che molte delle canzoni furono presentate in anteprima sulla Rete Uno nel nascente e ormai leggendario Mister Fantasy di Carlo Massarini.

Cattaneo fu ospite fisso della prima stagione: a ogni puntata presentava appunto una canzone tratta dall’album, in proto-videoclip caratterizzati dall’uso massiccio e molto sapiente del chroma-key, e dal ricorso a costumi di scena eccentrici e futuristici.

Due parole sull'indimenticato e nostalgico album del 1981.

Un “futuro”, quello raccontato da Cattaneo, plasticoso e dai colori sgargianti, leggero ed effimero, ma anche alienato dall’uso massiccio dell’elettronica.

Non so quanto questo album sia stato artefice di quel grande ritorno nostalgico al pop italiano degli anni ’60, che esplose proprio in quell’anno, o se l’artista si sia solo limitato a cavalcarne l’onda, sta di fatto che il tocco di Cattaneo, riportò in auge canzoni già finite nel dimenticatoio, e restituì ad esse una nuova veste, una nuova dignità.

Fu un album apprezzatissimo anche dalla critica, Luzzato Fegiz, all’uscita dell’album scriveva “Si tratta di qualcosa di assai più sofisticato di un semplice revival: Cattaneo reinventa interpretativamente le canzoni, le dissacra proiettandole in un futuro carico di enigmi e di nostalgie. Ben lungi dal nuocere alle canzoni il bisturi di Cattaneo regala loro una seconda giovinezza in un’estate che si preannuncia all’insegna del revival”.

Sono brani arrangiati in chiave rock, con una strumentazione tipica da rock band, e che non vengono stravolti nei loro ritmi, seppure, in molti casi, accelerati quasi in chiave punk. La modernità in questo caso è rappresentata dalla particolare vocalità dell’artista, e dall’inserimento di “effetti speciali” elettronici ottenuti col sintetizzatore.

Seppure oggi considerato uno degli album italiani più belli e più riusciti di quel periodo, fu un enorme successo commerciale che però non giovò alla carriera dell’artista, che aveva ben dimostrato, con i suoi precedenti quattro album, di avere la stoffa del fuoriclasse.

(“Super Ivan” che uscì nel 1979, era stato addirittura arrangiato e interamente suonato dalla PFM, per dire).

Cattaneo dopo questo successo si trovò imbrigliato in quest’immagine da cantante di cover anni ’60, da cui non ne uscì mai più e per cui ancora lo ricordiamo.

Pubblicò un interessante album di canzoni originali, l’anno dopo (Ivan il Terribile) ma che passò in sordina, e su pressione della casa discografica corse ai ripari con una “seconda parte” di Italian Graffiati, intitolato Bandiera Gialla, anche questo di buon successo.

Rispondi