“Stryx”, il controverso varietà televisivo, trasmesso sulla Rete Due dal 15 ottobre al 19 novembre del 1978, nacque in un contesto televisivo molto particolare e di grande fermento, favorito dalla Riforma della Rai del 1975, che prevedeva che il “secondo canale” fosse gestito dai partiti di sinistra, in un’ottica concorrenziale con la democristiana Rete Uno.

Se la Rete Uno continuava a rimarcare, pur con certe aperture, la sua natura tradizionalista e “bacchettona”, Rete Due si proponeva come una televisione “alternativa” in tutti i sensi, sperimentale, provocatoria, giovanile, moderna, e che sfruttasse appieno le potenzialità del colore, inaugurato nel 1977.
Merito di questa rivoluzione va dato anche al direttore di rete di quegli anni, Massimo Fichera. Fu sotto la sua direzione che nacquero programmi come L’Altra Domenica, Odeon, Onda Libera, Buonasera Con (al cui interno approdò anche Atlas Ufo Robot) e tanti altri.
Ma con Stryx, diciamo che la mano fu forzata un po’ troppo. Il programma, scritto e diretto da Enzo Trapani, reduce del successo di Non Stop, nacque già con l’intento di provocare, di scandalizzare.
Stryx si proponeva come un programma televisivo musicale, ambientato in quello che voleva essere un sabba orgiastico infernale del 1500, tra demoni evocati e incarnati, uno per uno, folletti, streghe a seno nudo, maghi, giullari, e vedeva la partecipazione di ospiti fissi che ad ogni puntata proponevano una canzone del loro repertorio: Angelo Branduardi, Patty Pravo, Grace Jones, Gal Costa, Amanda Lear, e i Rockets. Ma il programma vide anche la partecipazione di Anna Oxa, Mia Martini (che già vittima delle dicerìe sul suo conto, si esibì nel ruolo di una strega bruciata sul rogo) e gli Area.


A fare da “Philo Conduttore” (testuali parole) c’era Tony Renis, cerimoniere di questa celebrazione satanica, qui anche bravo e molto calato nella parte.
Costumi sfarzosissimi e bellissimi, scenografie eccessive, opulenti, dai colori violacei, sospese in un’atmosfera fumosa, siparietti pseudo-comici di Ombretta Colli e Gianni Cajafa, in tema con il contesto, rituali magici suggeriti come ricette per il pubblico televisivo e monologhi in forma di sonetti, la trasmissione, nella sua pomposità e nel voler parlare di Diavoli, di occultismo, di Magia, così a cuor leggero, turbò non poco gli italiani di quegli anni, che protestarono in massa contro la messa in onda del programma.

Stryx non piacque nemmeno alla critica, che lo definì brutto, pretenzioso, confusionario, senza sostanza. Bevilacqua, sulle pagine del Corriere della Sera scriveva:
“Presa in giro dell’occulto? Del magico di consumo? Ma allora si doveva fare la caricatura, caso mai, di De Palma e di Argento, non dei filmetti girati negli scantinati di Cinecittà, nei quali Satana non è che una scusa per balenare, tra il lusco e il brusco, delle natiche di finte suore e di preti spretati. (…) L’eccesso, l’opulenza dell’allestimento, il ridondante fuoco d’artificio dei trucchi, insomma il denaro impiegato nel contorno, sono dinamite che scoppia in mano al dinamitardo, se alla sontuosità della tavola non corrispondono il sapore, la qualità del cibo. Stryx ci avrebbe guadagnato da una cornice semplificata, più astuta e meno tronfia”.

Vittorio Zucconi, sempre sullo stesso giornale, invece scriveva, riferendosi all’eccesso di nudo:
“Se c’erano intenzioni ironiche, restano purtroppo nascoste dietro una corposità troppo evidente e sgradevole. Se c’era autodissacrazione, sfugge dalla vista, abbagliata da un carnevale tutto di seni e costumi. Perché alla fine della serie quel che resterà negli occhi degli spettatori sarà l’immagine di una risposta “monstre” della TV di Stato agli strip-tease di cantina delle tv private che tra grida di sdegno e ipocrite attenzioni cominciavano a infastidire il monopolio Rai, che vuol dimostrare, con questa trasmissione, capace ormai di battersi fino all’ultima donna, fino all’ultimo strip”.
La trasmissione andava in onda di domenica, e il giorno prima, sulla Rete 1 andava in onda “Il Ribaltone”, varietà con le sorelle Goggi, anche questo di scarso successo, sia di pubblico che di critica. Si parlò all’epoca di crisi del varietà, in quanto formula televisiva superata, vecchia, e il dibattito tenne banco per parecchi mesi.
Di “Stryx” furono registrate sette puntate, l’ultima però non fu mai mandata in onda, per via dei bassi ascolti e per le numerose proteste da parte di tanti, che non gradivano che nella televisione di Stato si “celebrasse” il Diavolo.

Oggi però, Stryx è ricordata come una trasmissione cult, ricordata con affetto perché si spinse molto oltre rispetto a quelli che erano i limiti della televisione.
Oggi, con un certo “bacchettonismo” di ritorno, una trasmissione del genere sarebbe impensabile, soprattutto perché farebbe gola ai complottisti (che ci vedrebbero chissà quali dietrologie) e subirebbe un’onda di indignazione tra i cristiani, addirittura superiore a quella dell’epoca.

Per me rimane la testimonianza di un periodo di grande fermento, e di grande libertà creativa. Un esempio di quanto all’epoca, in televisione, ci fossero mezzi e risorse per poter sperimentare, osare, anche sbagliare.
P.S. Durante le puntate si intravede spesso una giovanissima e bellissima Barbara D’urso, a seno nudo, tra le “festeggianti”.








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