Nel 1970, Luigi Comencini girò un documentario televisivo dal titolo “I bambini e noi”. Era una sorta di reportage in sei puntate che voleva indagare nel mondo dell’infanzia, attraverso interviste, fatte dal regista, a decine di bambini, di diversa estrazione sociale e da diverse parti d’Italia.

Durante la registrazione del programma si imbatté, a Napoli, nel piccolo Domenico Santoro, un ragazzino di 12 anni, vittima del lavoro minorile.

Il ragazzo, con una certa disinvoltura, rispondeva alla domande di Comencini e raccontava di lavorare come “balestraro”, in un’officina (a orari disumani) e che con la sua paga di 4000 lire a settimana, aiutava sua madre e suoi numerosi fratelli a sbarcare il lunario.

Diceva che il lavoro gli piaceva, perché imparava un mestiere, poi parlava del padre, morto in un incidente mentre vendeva botti la sera di Natale. E con un po’ di imbarazzo, raccontava dei suoi insuccessi scolastici: bocciato due volte, abbandonò senza aver passato la seconda elementare.

Il ragazzino, l’anno successivo a questo servizio, verrà scelto dallo stesso Comencini per la parte di Lucignolo nel celebre sceneggiato “Le Avventure di Pinocchio“.

E la scelta fu davvero azzeccata: il piccolo attore aveva uno sguardo maturo e malinconico, che restituiva una certa profondità al personaggio.

A questo si aggiunge il commovente tentativo del regista di regalare, in qualche modo, attraverso il cinema, un futuro migliore a questo ragazzino sveglio, intelligente, ma stretto nella morsa della povertà e del disagio sociale.

Domenico Santoro, sull’onda del successo dello sceneggiato, reciterà in altri due film: Torino Nera (1972), di Carlo Lizzani (nel cui cast compariva anche Andrea Balestri) e Cuore (1973) di Romano Scavolini, poi ritornerà alla sua vita che però prenderà una direzione diversa da quella che profetizzava pessimisticamente il regista nel documentario.

Pur avendo scelto di non apparire più in pubblico, farà da adulto un paio di ospitate in tv (una a Quelli che il Calcio, all’epoca di Fazio).

Parteciperà anche ad un altro documentario verso la fine degli anni ’80 (I bambini di Comencini), dove racconterà dell’incontro che gli ha cambiato la vita.

Dalle poche notizie che si hanno su di lui, pare che oggi lavori per il comune di Napoli.

P.S. Dopo la pubblicazione di questo post sulla nostra pagina Facebook, abbiamo ricevuto tra i commenti, un messaggio della figlia Carla:

Salve sono la figlia di Domenico, grazie per questa recensione su mio padre… tutto perfetto nel dettaglio, papà sta benissimo, ha condotto una vita dignitosa e continua ancora… è stata una piccola fortuna che ha colto a braccia aperte ma dopo si è dedicato a tutt’altro.

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