Immagino abbiate tutti sentito parlare di Leonarda Cianciulli, passata alla storia come la “saponificatrice di Correggio”, la serial killer che durante il Ventennio uccise tre sue “amiche” per poi trasformarle in sapone e biscotti.
Ebbene, su questo inquietante e indimenticato caso di cronaca, fu prodotto, nel 1977, un film intitolato “Gran Bollito” diretto dal grande Mauro Bolognini.
Girato in gran parte a Mantova e costato all’epoca ben due miliardi, si rivelò però un disastroso flop commerciale, nonostante le lodi sperticate della critica, ma rientrò nei costi grazie a una distribuzione internazionale (“Black Journal”) favorita dai nomi altisonanti e internazionali presenti nel cast, a partire dal due volte premio Oscar Shelley Winters nel ruolo della protagonista (doppiata dalla bravissima Regina Bianchi).
Ma è un film tuttora poco conosciuto ai più, e che meriterebbe di essere riscoperto e celebrato.
“Gran Bollito” è un horror grottesco, disturbante, ma anche raffinatissimo nella sua messa in scena e nella sua ricostruzione storica. Un raro gioiellino cinematografico di black humour, tutto italiano.
Su un Corriere della Sera dell’epoca, Angelo Falvo scriveva:
“La descrizione dei crimini tocca vertici di grande cinema: l’ombra dell’accetta che cala sul collo delle vittime, il cigolio della lampada ‘chirurgica’ che penzola sul tavolo di marmo dove le amiche vengono accuratamente squartate, il lavaggio finale del pavimento nell’immenso cucinone, il tramezzino mangiato a lavoro fatto mentre il caminetto fumiga il gran bollito (…) solo Hitchcock forse sarebbe riuscito a far di meglio”.
Nel cast figuravano anche Max Von Sidow, Laura Antonelli (che sostituì Ornella Muti all’ultimo minuto), Renato Pozzetto, Alberto Lionello, Milena Vukotic e Liù Bosisio (le due mogli del ragionier Fantozzi), Adriana Asti, Mario Scaccia e tanti altri caratteristi conosciuti dell’epoca. La colonna sonora era scritta da Enzo Jannacci, col tema cantato addirittura da Mina.
È un film raffinato, intelligente, sospeso tra la commedia e l’horror, e seppure solo “liberamente ispirato” alla storia vera, sembra molto fedele ai fatti realmente accaduti.

Un film che nei toni evoca le atmosfere del “Grand Guignol”, con tanto di sipario “simbolico” che viene chiuso verso la fine, ma è un film che sembra ispirato o che sembra omaggiare anche il “teatro elisabettiano”.
Infatti, la trovata narrativa che salta subito all’occhio è che le tre vittime della Cianciulli sono interpretate con estrema bravura da attori maschi: Pozzetto, Max Von Sidow e Alberto Lionello.


E il film meriterebbe di essere visto anche solo per la curiosa performance di questi tre attori, soprattutto di Pozzetto, che quando veniva diretto da registi di questo calibro, dimostrava capacità sorprendenti.
Sul perché fossero stati scelti attori maschi, viene intuito durante il film, ed è una scelta non solo estetica, ma in qualche modo coerente ai fini della trama.
Notevole anche l’interpretazione di Milena Vukotic, nel ruolo di una giovane ragazza sordomuta e con un lieve “ritardo mentale”, messa a servizio come domestica in casa della protagonista.
Nel cast però si distingue per bravura soprattutto Shelley Winters, nella sua capacità di oscillare dai toni amorevoli di una madre apprensiva a quelli deliranti di una serial killer che compie i suoi delitti in quanto rituali “magici” messi in atto allo scopo di “salvare” suo figlio (l’unico sopravvissuto a 13 gravidanze, tra aborti e morti premature) da un’imminente partenza per la Seconda Guerra Mondiale.

Sempre Falvo, nella stessa recensione prima citata scriveva: “Bolognini ha voluto riallacciarci addirittura a Chaplin. Alla fine, infatti, alla maniera del chapliniano Monsieur Verdoux, anche la protagonista di Gran Bollito, pone l’inquietante interrogativo: che cosa sono i suoi crimini in confronto a quelli commessi dall’umanità nell’immane massacro della seconda guerra mondiale?”
Ultimamente il film viene proposto in maniera sporadica da canali come Cine34, in orari meno improponibili di quando veniva trasmesso anche sulla RAI.
Ci fu una distribuzione home video prima in VHS ora in DVD (forse anche in BLU-RAY, ma all’estero?). Vi consigliamo di guardarlo (online si trova facilmente), perché risulta davvero inspiegabile che un film di questa portata, per di più italiano, sia poco conosciuto.

















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